Reading Village, dove i bambini diventano insegnanti contro l’ analfabetismo

Sebastiano Davoli Partecipazione, Post Leave a Comment

“Linda Smith, fondatrice del progetto che ha sede in Guatemala, racconta a ProPositivo come ha migliorato l’istruzione in un paese profondamente povero e complesso, creando un modello comunitario in cui i anche i ragazzi insegnano. Un modello di ispirazione e dai risultati impressionanti, che porta il 40% degli adolescenti che lo sperimentano a perseguire gli studi fino all’università e il 98% delle famiglie ad aumentare il proprio reddito.”

“Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori”. In periodi di muri e persone che restano fuori, l’aforisma di Italo Calvino è un collante molto forte con l’esperienza che vivono milioni di bambini in Guatemala, dove, secondo l’Encovi del 2014, il 59,3% degli abitanti vive sotto la soglia della povertà e il 23,4% della popolazione totale – circa 15 milioni – sopravvive in estrema povertà. Oltre metà della popolazione è Maya indigena, la più colpita, il resto è principalmente di patrimonio europeo e indigeno misto.

Inevitabile, i più colpiti da questa situazione sono i bambini. Il 25% ha madri adolescenti, uno dei tassi di gravidanza più alti tra i giovani dell’America Latina, anche a causa dell’educazione sessuale, troppo spesso sbrigativa o inadeguata. Una delle drammatiche conseguenze di tutto ciò porta 1 milione di guatemaltechi con più di 15 anni a non saper né leggere né scrivere.

Un muro immenso e insormontabile che qualcuno sta finalmente cominciando a scalfire.

Tra questi c’è Linda Smith, che abbiamo intervistato in esclusiva per Propositivo. Linda ha creato Reading Village, un’organizzazione no profit che istruisce i giovani abilitandoli all’insegnamento, in modo da poter incoraggiare e praticare a loro volta lo sviluppo dell’alfabetizzazione nei propri villaggi di appartenenza.

Nel 1988 ho trascorso 3 mesi in Guatemala vivendo con una famiglia locale, studiando spagnolo e viaggiando in tutto il paese. Sono tornata negli Stati Uniti e ho aperto ciò che oggi chiameremmo una attività di commercio equo e solidale. Vendevo artigianato fatto a mano dalle donne Maya nelle Highlands Centrali. Era un seme che cresceva per spingermi a fare di più. Volevo fare qualcosa di solidale, con oltre 2 milioni di persone che vivevano in povertà. Sono stata ammessa a un doppio Master in Business Administration e negli studi dell’America Latina (il termine Social Entrepreneurism non esisteva ancora). Da lì ho lavorato in vari campi, cercando un modo per collegare il mio lavoro e il mio impegno con quei 2 milioni di persone, ma non è andata bene. Poi, all’improvviso, nel 2006, sono stata licenziata ingiustamente dal mio lavoro.

E in mezzo a questo caos, una piccola voce dentro di me ha detto: “Linda, smetti di aspettare un’occasione che possa far sorgere qualcosa, vai e createla!”.

I numeri di Reading Village sono molto incoraggianti: il 40% degli adolescenti che vengono istruiti continua a proseguire gli studi fino all’università; le loro famiglie aumentano il proprio reddito del 98%; da quando il progetto è nato, nel 2007, 100 ragazzi hanno cominciato ad insegnare ai bambini provenienti dalle comunità locali circostanti. È dislocata in due sedi, una negli Stati Uniti e una in Guatemala. Prima di arrivare a questi risultati, Linda ha dovuto trovare la strada giusta.

Così – prosegue Linda – ho viaggiato in Guatemala per un mese, visitando vari progetti che mi interessavano, dal microcredito alla salute delle donne nel dopoparto, all’energia alternativa, all’agricoltura biologica e all’istruzione. Riesco facilmente a familiarizzare con i bambini, così ho parlato con molti di essi durante i miei viaggi, in tutta la Guatemala. Ho spesso chiesto ai bambini cosa volevano essere una volta cresciuti e alla mia domanda ho sempre ricevuto come risposta uno sguardo vuoto. Così, quando ho visitato una delle rare biblioteche per bambini e ho guardato due ragazze leggere, ho visto una scintilla nei loro occhi. Una scintilla che significava che avrebbero avuto un futuro migliore come il risultato di sapere leggere. Così ho deciso: la mia attenzione sarebbe andata tutta verso l’alfabetizzazione.

Il Reading Village, oltre Linda, ha a disposizione un team di 15 professionisti, anche locali, testimoni ogni giorno del cambiamento non solo dell’alfabetizzazione delle persone provenienti dai margini della società. Lo sviluppo della creatività, dello spirito di iniziativa e le risorse che ognuno tira fuori durante e dopo i corsi contribuiscono alla nascita di persone nuove, riconsegnate in maniera sana alla collettività. Ma non sono mancate le difficoltà iniziali.

Inizialmente la sfida è stata quella di scoprire quale modello di intervento creare. Ci sono infatti molti modi per affrontare l’alfabetizzazione. Così, ho passato un altro mese in Guatemala per sapere chi stava lavorando con l’alfabetizzazione, quello che stavano facendo, a cosa stava lavorando e a cosa no, scoprendo dove e quali erano le lacune che potevano presentarsi. Credo che, ad esempio, lavorare con una no profit locale mi abbia aiutato molto a capire alcuni aspetti.

Abbiamo cominciato in un piccolo villaggio per convertire una stanza scolastica vuota in una biblioteca. Quello che si è reso subito evidente è stato che l’organizzazione con cui ci eravamo allineati era ben radicata da una decina di anni solo con una parte della comunità. Nessun insegnante o studente dell’altra parte della comunità sarebbe mai venuto in quella biblioteca. In quel momento ho realmente avuto difficoltà sul da farsi. Qual era la cosa migliore per la comunità? Creare un’altra libreria per un lato della comunità? Rimanere e cercare di risolvere la frattura all’interno di essa? È stato un momento determinante per capire qual è il nostro lavoro e in che cosa consiste.

Alla fine mi è venuta in mente una frase dal libro Comumunity di Peter Block: “Se una comunità si preoccupa di più di avere ragione che di lavorare insieme, non c’è niente che puoi fare”. Così abbiamo lasciato la biblioteca in mano della no profit locale e siamo andati avanti.

È stata una lezione dolorosa che ci ha insegnato molto.

Il Guatemala non è solo un paese ad alto stato di povertà e analfabetismo. È purtroppo anche uno stato dilaniato dalla corruzione, che ha portato alle dimissioni nel 2005 del Presidente Otto Perez Molina, travolto dalle accuse.

La corruzione in Guatemala è sproporzionata. Con Reading Village cerchiamo di stare lontani dal lavoro con le entità politiche nazionali e di concentrarci sugli organi di governo locali. Per fare un esempio, i centri di assistenza ad essi dedicati, dove alcuni dei nostri ragazzi leggevano ai bambini, erano un progetto gestito dalla ex First Lady (Sandra Torres, ex moglie di Alvaro Colom Caballeros, Presidente del Guatemala dal 2008 al 2012). Ha deciso di correre per l’elezione a Presidente (elezioni poi vinte al ballottaggio dall’attuale Presidente Jimmy Morales con il 70% dei voti) e ha preso i finanziamenti destinati ai centri di assistenza all’infanzia per finanziare la sua campagna elettorale. Facciamo il nostro meglio per non allinearci in alcun modo con il governo nazionale e lavorare alle basi.

Nonostante la corruzione e i problemi tra comunità locali, andate avanti senza sosta. Pensi che sia possibile riproporre, anche in un altro stato dell’America meridionale o dell’Africa o dell’Asia, l’esperimento e il successo del progetto e dello stile Reading Village?

Assolutamente, ma in alcuni casi. Ci dovrebbero essere delle modifiche per adattare le situazioni e le culture locali ai nostri metodi. Lavoriamo coi ragazzi e le ragazze assieme. Ciò non è sempre possibile in alcune aree. Le lezioni sono solo mezza giornata in Guatemala, quindi uno studente delle elementari studia al mattino e gli studenti delle scuole secondarie nel pomeriggio. Questo permette ai nostri ragazzi di leggere ai bambini la mattina e andare a scuola nel pomeriggio. Questi sono solo alcuni esempi di come il nostro programma funziona specificamente nell’ambiente in cui lavoriamo e può essere o non essere in grado di essere modificato altrove.

Qual è il vostro progetto per il futuro?

Stiamo impegnando i prossimi 2-3 anni per affinare e istituzionalizzare ciò che abbiamo sviluppato in modo da poterlo espandere nel modo più ampio possibile in Guatemala e forse in altri paesi.
Non ci fermeremo fino a che ogni bambino del pianeta non sarà alfabetizzato e con l’opportunità di soddisfare le sue potenzialità.

Verso il Festival della #Resilienza17

***Sono aperte le iscrizioni per la Residenza Artistica di #Resilienza17***Il Festival della #Resilienza 2016 ha portato 8 giorni di eventi culturali e di beneficienza; 15 laboratori formativi; 50 organizzazioni partner; 110 ospiti tra artisti, innovatori e volontari; 250kg di cibo donato dalla comunità; 500m di murales; 6000 ore di progettazione; ed un patrimonio umano incalcolabile. Quest'anno vogliamo fare ancora meglio. Partecipa: https://goo.gl/EbgxnX

Nai-post ni ProPositivo noong Lunes, Marso 13, 2017