L’oro verde: la Canapa come alternativa alla crisi è gia legale. Ma in pochi lo sanno

Maura Fancello Economia, Sostenibilità Leave a Comment

Negli ultimi cento anni si è tentato in tutto modi di estirparla. L’hanno data al rogo, l’hanno sterilizzata e venduta al mercato nero organizzando un vero e proprio genocidio nell’intero pianeta, eppure la canapa ritorna oggi più forte che mai. L’oro verde si propone infatti come alternativa alla crisi, e non nel senso si stordirsi a forza di spinelli per dimenticarla del tutto, la crisi. Si parla piuttosto di usare la canapa, uno dei prodotti un tempo più diffusi nelle campagne del centro Italia, come risorsa primaria per la produzione edile, di fibre e tessuti. A lanciare la proposta innovativa è il comune toscano di Capannori, in provincia di Lucca, che lo scorso marzo ha reintrodotto la pianta nei campi del territorio. Ogni ettaro coltivato a canapa potrà portare una resa netta all’agricoltore di circa 500 euro ma è una coltivazione integrabile che impegna i terreni solo cinque mesi all’anno.

La “Cannabis sativa”, è una pianta a ciclo annuale che fa parte della famiglia delle Cannabinacee. Pianta antichissima esistente in alcune aree d’Italia, già nell’Età del Bronzo. La sua coltivazione, molto diffusa nel nostro Paese, è stata abbandonata negli anni cinquanta a causa della concorrenza delle fibre sintetiche e della messa al bando della cosiddetta “marijuana”, che si ricava dai suoi fiori. Da alcuni anni molti agricoltori stanno cercando di riproporla come risorsa per un’agricoltura naturale ed innovativa, come occasione di sviluppo delle imprese in svariati settori e come strumento per recuperare e rivalorizzare i terreni abbandonati. È una coltivazione che si adatta a quasi tutti i tipi di terreno. Difende la biodiversità, cattura CO2, non neccessita di irrigazione, antiparassitari e diserbanti. Le piante di canapa crescono, infatti, più velocemente delle infestanti, lasciando il terreno totalmente diserbato. Ottima per l’avvicendamento colturale, s’inserisce facilmente nelle pratiche agro-meccaniche delle aziende agricole. È una coltivazione poco esigente, con una tecnica semplificata. Ma con le sue fibre si può ottenere un’enorme varietà di prodotti, dai mattoni, ai tessuti, dagli olii alimentari e combustibili ai prodotti sostitutivi della plastica e della carta tradizionale.
La sua fibra è quindi utilissima per il mondo della moda. Se ne sono accorti colossi del calibro di Armani e Prada che per l’estate 2013 ha realizzato una serie di borse in canapa edizione limitata, dettando il “must have” di questa estate. Di fibre di canapa erano anche i primi blue jeans della Levi’s, utilizzati da operai a cowboy, nonché i capi di vestiario tutt’ora assegnati al corpo dei marines, grazie alla loro forte resistenza all’usura.

La qualità della canapa, infatti, è data dalle diverse caratteristiche di questa fibra:
-È ideale estate e inverno, poiché ha un forte dispersione del calore quando le temperature sono alte e protegge dai raggi UVA. Mentre tiene più caldo del lino quando viene mischiata ad altre fibre come la lana.
– Resiste fino al 30% in più rispetto al cotone, limitando l’usura dei capi.
– È elastica, molto più del lino.
– Le peptine che compongono la fibra la rendono battericida.
– Non conduce energia e non si infiamma.
– È al 100% ecologica.

Per questo motivo l’utilizzo della canapa per la filiera tessile può essere strategico per un business sempre più orientato alla green economy, coniugando l’alta qualità che contraddistingue il “Made in Italy” con un fibra dall’alto valore aggiunto in termini di competitività, sostenibilità e stile. La canapa conosciuta sin dall’antichità è sempre stata utilizzata per fabbricare tessuti e carta. Una risorsa che potrebbe quindi ridurre la deforestazione, causa di numerosi problemi di oggi. Ma negli ultimi tempi sta anche avendo una grande diffusione nel settore dell’edilizia. In questo campo ritroviamo svariati prodotti come cere, vernici, pannelli isolanti, intonaci ed anche blocchi prefabbricati. Inoltre la canapa è utilizzata anche nel settore del restauro per la conservazione dei manufatti storici.

Ma i fattori più interessanti dell’utilizzo della pianta nel campo dell’edilizia nascono dal fatto che i manufatti che sfruttano la canapa sono:
– altamente ignifughi, resistenti al fuoco e se bruciati non rilasciano sostanze tossiche;
– più duraturi e resistenti delle strutture in legno;
– non possono essere attaccati da tarme, muffe ed insetti, perché permeabili al vapore e quindi salubri e mai umidi;
– a emissioni negative di carbonio e sono riciclabili;
– godono di un ottimo isolamento termico ed acustico.

In Italia la canapa ha la sua massima diffusione per le sue particolari doti di isolamento grazie ai cosidetti bio-compositi, per esempio dall’unione del cemento di canapa alla calce, nasce il calcestruzzo isolante o dalla miscela di canapa e calce si crea un isolante naturale che viene utilizzato per intonacature interne ed esterne. Oltre ovviamente alla produzione di pannelli prefabbricati isolanti e fonoassorbenti. Inoltre, la fibra di canapa, si sta diffondendo nel campo del rinforzo strutturale sostituendo le fibre di carbonio, di vetro, di acciaio, per consolidamenti statici, nei fenomeni di fessurazioni e lesioni.
Una delle ultime rivoluzioni è l’invenzione, brevettata in Italia, di blocchetti a base di canapulo, la parte legnosa dello stelo della pianta, in combinazione con un legante di calce da impiegare nella struttura degli edifici. Un mattone che una volta essiccato, diventa rigido e leggero allo stesso tempo e può quindi essere utilizzato sia nella realizzazione di nuovi fabbricati sia nella ristrutturazioni di stabili già esistenti. Una vera e propria frontiera dell’edilizia green che unisce al rispetto dell’ambiente e del territorio al tema del comfort abitativo e su cui molti produttori e associazioni stanno puntando.

Ma della pianta della canapa non si butta via nulla, dai fiori, semi e fibre si ricavano svariati prodotti. Sulle volte affrescate dei portici di viale dell’Indipendenza a Bologna c’è una scritta: “Panis vita, vinum laetizia, canabis protectio” – racconta Cesare Quaglia, membro del Direttivo di Assocanapa, Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura costituitosi nel 2008. Se il pane dà nutrimento e il vino la gioia, la canapa dà protezione. Una protezione esogena ed endogena.
La canapa, infatti, protegge l’esterno grazie al suo impiego nel tessile e nell’edilizia e protegge dall’interno: semi, olio e farina sono considerati un “vaccino nutrizionale” grazie ai suoi principi. Lo stesso Ministero della Salute ne ha riconosciuto il contributo eccezionale per la salute dell’organismo umano (circolare del 22 maggio 2009).

Ma a questo punto direte voi: “Ma questa pianta non era illegale?”
C’è un quadro normativo europeo (Regolamento del Consiglio n.1234 del 2007) e il recepimento da parte italiana con la Circolare MIPAAF n.1 dell’ 8/5/2002. Secondo questa normativa è possibile coltivare canapa utilizzando varietà certificate a basso tenore di THC (principio psicoattivo, inferiore al 0,2%). Con la Circolare del 2 maggio 2009, il Ministero della Salute consente la produzione e la commercializzazione di prodotti alimentari a base di semi di canapa. Lo scorso dicembre, infine, è stato costituito il “Tavolo tecnico della filiera della canapa” presso il MIPAAF.
Vi dirò di pù, la canapa è coltivata in tutta Europa, soprattutto in Francia e Germania (circa 15.000 ha). Ci sono coltivazioni anche in Russia, Ungheria, Romania Repubblica Ceca, Spagna, Inghilterra, Irlanda. È presente in quasi tutti i continenti con coltivazioni in Canada, Cile, Cina, Australia, Nuova Zelanda e Marocco. In Italia quest’anno Assocanapa ha promosso coltivazioni dalla Valle d’Aosta al Friuli passando per la bassa padana, in centro e sud Italia dalla Toscana all’Abruzzo fino alla Puglia. Ci sono coltivazioni sperimentali nella Valle del Fucino, in Piemonte, in Calabria, Basilicata e Sicilia, anche in Sardegna nel Sulcis. Praticamente in quasi tutte le regioni d’Italia! Dopo anni di sperimentazione siamo all’esordio della filiera agricola italiana.

Dunque perché rinunciare ad una risorsa tanto importante che potrebbe fornire posti di lavoro rivalorizzando i terreni incolti e riportando in auge un antica coltura del territorio?

Per qualsiasi altra informazione, per incentivi e regolamenti clicca qui, Assocanapa.

MF
ProPositivo
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