10 artisti, 10 opere, 10 domande per riflettere sul senso di appartenenza, sull’identità, sui luoghi e non-luoghi. 10 stili diversi per raccontare il dramma dello spopolamento. Un fenomeno che in Italia colpisce l’80% dei territori, radicandosi soprattutto nel meridione e le isole, mettendo a dura prova la sopravvivenza di quasi la metà dei comuni della sola Sardegna nei prossimi decenni.

Lo spopolamento come dramma è vero, ma anche come occasione di riflessione sul futuro. Questo il significato della campagna #Re-Pop, lanciata dall’associazione ProPositivo all’interno della quinta edizione del Festival della Resilienza, in svolgimento a Macomer, nel Centro Sardegna, tra l’11 luglio e il 9 agosto.

Le quattro artiste macomeresi Valeria Zaccheddu, Barbara Pala, Barbara Pirisi e Valentina Vinci per esempio, ci chiedono come sia possibile riempire il vuoto; se sia davvero tutto perduto; se dovremmo resistere al cambiamento o adattarci; se sia meglio lamentarsi di questa condizione o pensare invece alle soluzioni. L’esodo dei cittadini italiani ha raggiunto i livelli del dopo-guerra, con oltre oltre 244mila espatriati con più di 25 anni, e le quattro giovani artiste ne rappresentano le diverse facce e generazioni, le prime decidendo non senza difficoltà di investire nella loro piccola comunità, Pirisi costretta all’emigrazione ma con il cuore sempre legato alla propria terra e Vinci che tenta di ricostruire il ponte che le permetta di tornare a casa.

Per la gran parte dei giovani presenti nei comuni italiani, infatti, chi se ne va ha un impatto molto maggiore di chi arriva. Sono infatti 10 volte tanto coloro emigrano rispetto a coloro che sono sbarcati sulle nostre coste nell’ultimo anno, e questa iniziativa, vuole proprio richiamare l’attenzione sul fenomeno che più di tutti condanna le nuove generazioni, coloro che rappresentano il futuro di un Paese che già oggi vanta il secondo posto mondiale in quanto a invecchiamento della popolazione.

Andrea Casciu, artista campidanese, ci domanda infatti “da cosa fuggiamo?” e lo fa ritraendo una barca, simbolo delle più grandi migrazioni della storia umana nell’ultimo secolo. Mentre Kiki Skipi si chiede “dove siano i residenti fantasma”, ovvero tutti coloro che ancora risultano residenti nei comuni, ma non ci vivono più. Negli ultimi anni, in particolare al Meridione, sono state stanziate ingenti somme per iniziative di ripopolamento, tuttavia, è a dir poco impossibile reperire oggi il numero effettivo di residenti fantasma che abitano le comunità locali. Non sapere chi essi siano, dove siano, cosa stiano facendo e se siano disposti a contribuire al futuro dei propri territori, alimenta il senso di impotenza e di abbandono percepito dai piccoli comuni. All’interno del progetto di ProPositivo è stata infatti lanciata un’indagine per mappare i giovani sardi nel mondo, un’esperimento che ha lo scopo di comprendere l’entità del fenomeno dei residenti fantasma ma soprattutto, tentare di metterli in rete e di coinvolgerli nella progettazione pubblica.

Tra gli artisti anche Giulia Atzeri, Marina Marinetti, Massimiliano Vitti e il madrileno ISRA. “Il festival della resilienza e i progetti sullo spopolamento avviati con l’associazione ProPositivo sono parte integrante della mia scelta di ritornare sull’isola dall’estero” dichiara Valentina Vinci, membro di ProPositivo e illustratrice per L’Espresso, che prosegue “perché mi permettono di progettare attivamente il mio futuro”. Valentina non è la sola, questi sono solo alcuni degli esempi dei tanti giovani oggi impegnati nel tentativo di costruire un futuro non solo dove non si vede, ma dove è persino difficile immaginarlo.

Immagini pubblicate per gentile concessione degli autori

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