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Hackschooling – Scuola, si ritira a 13 anni e inventa nuovo modello educativo

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La domanda che a Logan infastidiva di più è sempre stata: “Cosa vorresti essere da grande?”
Gli adulti si dimostravano essere più irrealisti di lui nell’aspettarsi risposte del tipo ” vorrei essere un astronauta”. La risposta che a lui più gli sembrava importante e scontata è sempre stata infatti “io voglio essere felice”. Perché tutti lo davano per scontato? Persino l’educazione, perché a scuola non ci insegnano ad essere felici?

Quando il tredicenne Logan LaPlante ha volontariamente deciso di lasciare la scuola per essere istruito a casa la scelta ha lasciato molti dei suoi compagni e degli insegnanti stupiti, scettici e preoccupati. Immaginate quanto devono però essersi stupiti nel vederlo creare un nuovo modello educativo, in cui ognuno può modellare il proprio insegnamento a seconda dei propri interessi e del proprio stile di apprendimento. L’hackschool bypassa il tradizionale sistema scolastico puntando tutto sulla creatività, l’esperienza diretta, il rapporto con la comunità e la costruzione di una vita sana e felice.

Non basta dunque andare a scuola, laurearsi, avere un lavoro e sposarsi per essere felici. Per Logan la scuola tradizionale si preoccupa più di insegnare “come vivere” (making a living)  piuttosto che “come costruirsi una vita” (making a life). L’hackschool invece pone le proprie radici nel TLC (Therapeutic Lifestyle Change) ovvero 8 priorità trattate dal Dr. Roger Walsh nei suoi vari studi scientifici sul come vivere una vita sana e felice: Esercitarsi fisicamente, nutrirsi in maniera sana, rapportarsi con la natura, relazionarsi, contribuire, svagarsi, gestire lo stress ed eseguire pratiche religose-spirituali sono risultati essere i fattori più influenti sull’umore e la salute psico-fisica delle persone.

Tuttavia Logan ebbe l’intuizione quando il psico-pedagogista di fama internazionale, Sir Ken Robinson, tenne il suo primo Ted Talks e parlò di come la “scuola tradizionale uccida la creatività”. Tutti sappiamo che impariamo meglio quando qualcosa ci appassiona, allora perché non sfruttare i propri interessi per imparare meglio? La “mentalità da hacker” è ciò che rende possibile filtrare il mondo attraverso i propri bisogni, superare i limiti preesistenti, trovare soluzioni creative e non univoche agli stessi problemi. Per stimolare al massimo la creatività l’hackscool sfrutta l’eserienza diretta e una presenza attiva all’interno della comunità locale. E’ possibile dunque “hackerare” la fisica con esperimenti sul campo o la storia con interpretazioni teatrali dei personaggi, in cui il pubblico può richiedere qualsiasi avvenimento della vita studiata e interpretata dagli studenti, i quali imparano ma al tempo stesso creano, si immedesimano e intrattengono la propria comunità.  Alla Hackschool anche la matematica si pratica sul campo sfruttando la comunità. Essa è addirittura abbinata all’inegnamento di un mestiere e all’ideazione di trovate commerciali, grazie ai comercianti locali. E’ inoltre possibile sfruttare la pattuglia forestale per corsi di sicurezza e sopravvivenza, di cui lo stesso Logan afferma “ho scoperto un rapporto con la natura che non pensavo potesse esistere”.

“Mentalità da hacker”, creatività, coltivare una vita sana e felice, essere parte attiva della comunità e sperimentare  direttamente l’apprendimento teorico sulla base delle proprie passioni e interessi. Sono questi gli elementi fondanti della hackschool. Logan conclude il proprio intervento con una metafora basata sulla sua più grande passione, lo sci. Per la scuola tradizionale scendere da una montagna ha una sola via, una sola risposta, la più sicura e condivisa. Per me invece sciare è libertà, proprio come lo è l’educazione. “io non vedo una via per scendere da quella montagna, ne vedo di infinite… Se mi chiedete cosa vorrò fare da grande avrò qualche risposta, ma se mi chiedete cosa vorrò essere solo una: voglio essere felice”.

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