Badiucao in Sardegna
ENGLISH VERSION
Il dissidente cinese Badiucao (Shanghai, 1986), tra i più importanti artisti e cartoonist politici contemporanei, torna in Italia con una serie di appuntamenti in Sardegna che uniscono arte, letteratura e impegno civile. Dopo aver preso parte il 13 e 14 settembre al Forum Europeo di Ventotene promosso dal Parlamento Europeo, l’artista approda nell’isola con tre tappe principali:
- 19 settembre – Sassari, Collettivo Sabotage: presentazione del graphic novel You Must Take Part in Revolution insieme alla coautrice Melissa Chan.
- 24 settembre – 8 ottobre – Cagliari: inaugurazione della mostra inedita e presentazione del libro.
- 30 settembre – Sassari, Comune e Accademia di Belle Arti: proiezione del documentario China’s Artful Dissident e incontro pubblico.


La mostra: il “Nuovo Ordine” degli autoritarismi
La nuova esposizione a Cagliari prende il titolo da una frase pronunciata da Xi Jinping a Vladimir Putin – “Un cambiamento che non si vedeva da un secolo” – poco prima dell’invasione russa dell’Ucraina. L’opera manifesto, The New World Order, riprende l’estetica della propaganda maoista per raffigurare il nuovo asse globale dell’autoritarismo: Xi Jinping, Vladimir Putin, Kim Jong-un e, a sorpresa, Donald Trump. “Non cercano la coesistenza, ma la sostituzione” avverte Badiucao, denunciando i rischi di una democrazia che si autodistrugge dall’interno attraverso censura, attacchi alla magistratura, tagli ai diritti civili e indebolimento della società civile.
Il libro: una distopia verosimile
Il graphic novel You Must Take Part in Revolution, scritto con la giornalista Melissa Chan (candidata agli Emmy), immagina un futuro in cui la Cina invade Taiwan e gli Stati Uniti si trovano a scegliere se reagire o cedere. Tre giovani protagonisti attraversano la transizione dalle proteste di Hong Kong alla guerra, fino a confrontarsi con dilemmi estremi sulla violenza e la resistenza. “Quando abbiamo iniziato, quasi cinque anni fa in piena pandemia, l’odore di sangue era già nell’aria. Ucraina e Gaza non erano ancora esplose, ma si intuiva” spiega Badiucao.
Il documentario: la caccia ai dissidenti
La proiezione di China’s Artful Dissident (30 settembre, Sassari) racconta il passaggio dall’anonimato all’outing forzato, dopo le minacce subite dalla sua famiglia in Cina. Il film mostra con chiarezza la meticolosità con cui il Partito Comunista Cinese perseguita i dissidenti ovunque nel mondo. Nato a Shanghai nel 1986, Badiucao si trasferisce in Australia nel 2009, dove inizia la sua attività di cartoonist politico in anonimato nel 2011, anche grazie allo scambio creativo con Ai Weiwei. La sua identità viene però ricostruita dai servizi cinesi, costringendolo a mostrarsi pubblicamente per proteggere la famiglia e dare maggiore risonanza alla sua arte. Da allora, la vita dell’artista è segnata da minacce, pedinamenti, disinformazione online e pressioni diplomatiche contro le istituzioni che scelgono di ospitarlo.


Un contesto internazionale esplosivo
Il ritorno in Italia di Badiucao coincide con il cosiddetto “Great Firewall Leak”: la fuga di oltre 500 GB di documenti interni che hanno svelato l’export industrializzato della censura digitale cinese in paesi come Myanmar, Pakistan, Etiopia e Kazakistan. Un sistema che conferma quanto l’artista denuncia da anni: la “muraglia digitale” non è solo un problema cinese, ma un modello autoritario in espansione globale.
Nonostante minacce, pedinamenti, campagne diffamatorie e persino furti di identità, Badiucao continua a difendere con coraggio la libertà di espressione. Proprio quest’anno oltre 40 organizzazioni internazionali hanno espresso solidarietà nei suoi confronti, condannando le molestie e le pressioni legali subite in occasione della rimozione della sua opera Here and Now dai maxi-schermi di Hong Kong.
L’Italia come banco di prova
Per l’artista, l’Italia è un luogo cruciale: a Brescia si tenne la sua prima grande mostra europea, nonostante le pressioni diplomatiche cinesi; oggi Cagliari e Sassari diventano un nuovo laboratorio per misurare la capacità delle istituzioni e della società civile di resistere all’ingerenza di Pechino.
“L’arte non ferma la censura, ma accende l’allarme. Poi spetta alla politica, ai media e ai cittadini decidere se ascoltarlo”, afferma Badiucao. La sua tournée sarda tra Sassari e Cagliari è un test per noi. Sapremo reggere lo sguardo senza distoglierlo?



